Lenin contro il liberalismo sessuale

da un colloquio con Clara Zetkin nel 1920

Francesco Alarico della Scala
8 min readDec 7, 2023

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«[…] Mi si dice che l’opuscolo di una comunista viennese sulla questione sessuale abbia una larghissima diffusione. Che sciocchezza, questo opuscolo! Le poche nozioni esatte che contiene, le operaie le conoscono già da Bebel, e non già sotto la forma di uno schema arido e fastidioso, come nell’opuscolo, ma sotto la forma di una propaganda tagliente, aggressiva, piena di attacchi contro la società borghese. Le ipotesi freudiane menzionate nell’opuscolo in questione conferiscono a questo un carattere, a quel che si pretende, “scientifico”, ma in fondo si tratta di un garbuglio superficiale. La stessa teoria di Freud non è oggi che un capriccio di moda. Non ho alcuna fiducia in queste teorie esposte in articoli, recensioni, opuscoli, ecc., in breve, in questa letteratura specifica che fiorisce con esuberanza sul terriccio della società borghese. Io diffido di quelli che sono costantemente e ostinatamente assorbiti dalle questioni del sesso, come il fachiro indú nella contemplazione del proprio ombelico.

«Mi sembra che questa abbondanza di teorie sessuali, che non sono in gran parte che ipotesi arbitrarie, provenga da necessità tutte personali, cioè dal bisogno di giustificare agli occhi della morale borghese la propria vita anormale o i propri istinti sessuali eccessivi e di farli tollerare.

«Questo rispetto velato per la morale borghese mi ripugna quanto questa passione per le questioni sessuali. Ha un bel rivestirsi di forme sovversive e rivoluzionarie: questa occupazione è non di meno, alla fine dei conti, puramente borghese. Ad essa si dedicano di preferenza gli intellettuali e gli altri stati della società vicini a loro. Per questo genere di occupazione non c’è posto nel partito, tra il proletariato che lotta ed ha una coscienza di classe». […]

«Lo so, lo so, — egli disse. — Molti accusano an­che me di filisteismo. Ma ciò non mi turba. Gli uccel­lini appena usciti dall’uovo delle concezioni borghesi, si credono sempre terribilmente intelligenti. Bisogna rasse­gnarsi. Il movimento dei giovani è anch’esso contaminato dalla tendenza moderna e dalla predilezione smi­surata per i problemi sessuali.»

Lenin calcò con ironia la parola «moderna», con aria di disapprovazione.

«Mi hanno detto che i problemi sessuali sono anche un argomento favorito delle vostre organizzazioni giova­nili. Non mancano mai relatori su questo argomento. Ciò è particolarmente scandaloso, particolarmente delete­rio per il movimento dei giovani. Questi argomenti possono facilmente contribuire ad eccitare, a stimolare la vita sessuale di certi individui, a distruggere la salute e la forza della giovinezza. Voi dovete lottare anche contro questa tendenza. Il movimento delle donne e quello dei giovani hanno molti punti di contatto. Le nostre donne comuniste devono fare dovunque, insieme coi giovani, un lavoro sistematico. Ciò avrà per effetto di elevarle, di trasportarle dal mondo della maternità individuale in quello della maternità sociale. È necessario contribuire ad ogni risveglio della vita sociale e dell’attività della donna, per consentirle di elevarsi al di sopra della men­talità ristretta, piccolo-borghese, individualista della sua vita domestica e familiare.

«Anche da noi, una gran parte della gioventù la­vora assiduamente a rivedere la concezione borghese del­la “morale” nei problemi sessuali. Ed è, debbo dirlo, l’élite della nostra gioventù, quella che realmente promette molto. Come voi avete rilevato, nelle condizioni create dalla guerra e dalla rivoluzione, gli antichi valori ideologici crollano, perdono di forza. I nuovi valori non si cristallizzano che lentamente, con la lotta.

«Le concezioni sui rapporti tra l’uomo e la donna sono sconvolte, come anche i sentimenti e le idee. Si delimitano di nuovo i diritti dell’individuo e quelli della collettività e, quindi, i doveri dell’individuo. È un pro­cesso lento e spesso doloroso di deperimento e di degenerazione. Ciò è egualmente vero nel campo dei rapporti sessuali, per il matrimonio e la famiglia. La decadenza, la putrefazione, la melma del matrimonio borghese, con le sue difficoltà di scioglimento, con la libertà per il ma­rito e la schiavitù per la moglie, la menzogna infame della morale sessuale e dei rapporti sessuali riempiono gli uomini migliori di un disgusto profondo.

«Il giogo che le leggi dello Stato borghese fanno pesare sul matrimonio e la famiglia aggrava ancora il male e rende i conflitti più acuti. È il gioco della “sa­crosanta proprietà” che sanziona la venalità, la bassezza, l’oscenità. E l’ipocrisia convenzionale della società borghese “per bene” fa il resto.

«La gente comincerà a rivoltarsi contro queste defor­mazioni della natura. E nell’epoca in cui vacillano Stati potenti, le antiche forme di dominazione scompaiono, tutto un mondo sociale perisce, i sentimenti dell’indivi­duo isolato si modificano rapidamente.

«Si diffonde una sete ardente di facili piaceri. Le forme del matrimonio e i rapporti tra i sessi nel senso borghese non soddisfano più. In questo campo si appros­sima una rivoluzione che corrisponde alla rivoluzione proletaria. Si capisce che tutta questa matassa straordinariamente intricata di questioni preoccupi profondamen­te tanto le donne quanto i giovani. Gli uni e le altre sof­frono particolarmente dell’odierna confusione dei rap­porti sessuali. La gioventù protesta contro questo stato di cose con la foga chiassosa propria dell’età. È compren­sibile. Nulla sarebbe più falso che predicare alla gioventù l’ascetismo monastico e la sanità del sudiciume borghese. Ma non è bene, secondo me, che i problemi sessuali, posti in primo piano da cause naturali, divengano in que­sti anni la preoccupazione principale dei giovani. Le conseguenze talvolta potrebbero essere fatali.

«Nel suo nuovo atteggiamento nei riguardi delle questioni concernenti la vita sessuale, la gioventù si richiama naturalmente ai principi, alla teoria. Molti qua­lificano la loro posizione come “rivoluzionaria” e “comunista”. Essi credono sinceramente che sia così. A noi vecchi non ce la danno a intendere. Benché io non sia af­fatto un asceta malinconico, questa nuova vita sessuale della gioventù, e spesso anche degli adulti, mi appare molto spesso come del tutto borghese, come uno dei molteplici aspetti di un lupanare borghese. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la “libertà dell’amore”, cosi come noi comunisti la concepiamo. Voi conoscete senza dubbio la famosa teoria secondo la quale, nella società comunista, soddisfare i propri istinti sessuali e il proprio impulso amoroso è tanto semplice e tanto insignificante quanto bere un bicchier d’acqua. Questa teoria del “bicchier d’acqua” ha reso pazza la nostra gioventù, letteralmente pazza.

«Essa è stata fatale a molti giovani e a molte ra­gazze. I suoi sostenitori affermano che è una teoria marxista. Bel marxismo quello per cui tutti i fenomeni e tutte le modificazioni che intervengono nella sovrastrut­tura ideologica della società si deducono immediatamen­te, in linea diretta e senza alcuna riserva, unicamente dalla base economica! La cosa non è così semplice come ha l’aria di esserlo. Un certo Friedrich Engels, già da molto tempo, ha sottolineato in che consiste veramente il materialismo storico.

«Io considero la famosa teoria del “bicchier di acqua” come non marxista e antisociale per giunta. Nella vita sessuale si manifesta non solo ciò che noi deriviamo dalla natura ma anche il grado di cultura raggiunto, si tratti di cose elevate o inferiori.

«Engels, nella sua Origine della famiglia, mostra l’importanza propria dello sviluppo e dell’affinamento dell’impulso sessuale in rapporto all’individuo. I rap­porti tra i sessi non sono semplicemente l’espressione del giuoco della economia sociale e del bisogno fisico, dissociati in concetti mediante un’analisi psicologica.

«La tendenza a ricondurre direttamente alla base economica della società la modificazione di questi rap­porti, al di fuori della loro relazione con tutta l’ideologia, sarebbe non già marxismo, ma razionalismo. Certo, la sete deve essere tolta. Ma un uomo normale, in condizioni ugualmente normali, si butterà forse a terra nella strada per bere in una pozzanghera di acqua sporca? Oppure berrà in un bicchiere dagli orli segnati da decine di altre labbra? Ma il più importante è l’aspetto sociale. Infatti, bere dell’acqua è una faccenda personale. Ma, nell’amore, vi sono interessate due persone e può venire un terzo, un nuovo essere. È da questo fatto che sorge l’interesse so­ciale, il dovere verso la collettività. Come comunista, io non sento alcuna simpatia per la teoria del “bicchier d’ac­qua”, benché porti l’etichetta del “libero amore”. Per di più, oltre a non essere comunista, questa teoria non è neppure nuova. Voi vi ricordate certamente ch’essa è stata “predicata” nella letteratura romantica verso la metà del secolo passato come “emancipazione del cuore”, che la pratica borghese cambiò poi in “emancipazione del­la carne”. Allora si predicava con maggior talento d’oggi. Quanto alla pratica, non posso giudicarne.

«Io non voglio affatto, con la mia critica, predi­care l’ascetismo. Sono lontanissimo da ciò. Il comuni­smo deve apportare non l’ascetismo, ma la gioia di vivere e il benessere fisico, dovuti anche alla pienezza dell’amore. Secondo me l’eccesso che si osserva oggi nella vita sessuale non produce né la gioia né il benes­sere fisico ma, al contrario, li diminuisce. Ora, in tem­pi rivoluzionari, ciò è male, molto male.

«La gioventù particolarmente ha bisogno della gioia di vivere e del benessere fisico. Sport, ginnastica, nuoto, escursioni, ogni sorta di esercizi fisici, variati interessi intellettuali, studi, analisi, ricerche: imparare, studiare, ricercare quanto più è possibile in comune. Tutto ciò darà alla gioventù molto di più delle teorie e delle discussioni interminabili sulla questione sessuale, sulla cosiddetta ma­niera di “godere la vita”.

«Mente sana in corpo sano. Né monaco né don Gio­vanni e nemmeno, come mezzo termine, un filisteo tede­sco. Voi conoscete bene il vostro giovane compagno Huz. È un giovane perfetto, ricco di doti, ma temo che non ne venga nulla di buono. Si agita e si getta da un’avventura amorosa ad un’altra. Ciò è un male, per la lotta politica e per la rivoluzione. Io non garantirei, riguardo alla sicu­rezza e alla fermezza nella lotta, delle donne il cui ro­manzo personale si intreccia con la politica, né degli uomini che corrono dietro ad ogni gonnella e si lasciano incantare dalla prima ragazza. No, questo non è compati­bile con la rivoluzione.»

Lenin si alzò bruscamente, batté la mano sul tavolo e fece qualche passo nella camera.

«La rivoluzione esige concentrazione, tensione del­le forze. Dalle masse e dagli individui. Essa non può tol­lerare stati orgiastici, del genere di quelli propri delle eroine e degli eroi decadenti di D’Annunzio. Gli eccessi nella vita sessuale sono un segno di decadenza borghese. Il proletariato è una classe che sale. Non ha bisogno di inebriarsi, di stordirsi, di eccitarsi. Non chiede di ubriacarsi né con eccessi sessuali né con alcool. Non deve dimenticare e non dimenticherà la bassezza, il fango e la barbarie del capitalismo. Attinge i suoi maggiori impulsi alla lotta dalla situazione della sua classe e dall’ideale co­munista. Ciò che gli è necessario è la chiarezza ed ancora una volta la chiarezza. Così, lo ripeto, niente debolezza, niente sciupio o distruzione di forze. Dominarsi, discipli­nare i propri atti non è schiavitù, neanche in amore.

«Ma scusatemi, Clara, mi sono molto allontanato dal punto di partenza della nostra conversazione. Perché non mi avete richiamato all’ordine? Mi sono lasciato tra­sportare dalla foga. L’avvenire della nostra gioventù mi preoccupa molto. La gioventù è una parte della rivolu­zione. Ora, se le influenze nocive della società borghese cominciano a raggiungere anche il mondo della rivoluzio­ne, come le radici largamente ramificate di certe erbac­ce, è meglio reagire in tempo. Tanto più che tali que­stioni fanno anche parte del problema femminile.»

― V. I. Lenin, L’emancipazione della donna, Editori Riuniti, Roma 1971, pp. 85–87, 89–94.

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Francesco Alarico della Scala

Chairman of the Juche Idea Study Center in Italy and KFA official, translator and collector of documents on the history of socialism, philosophy scholar.